Interessante analisi sull’utilizzo delle cannucce in ambito alimentare. (Il Fatto alimentare)

Quasi tutte le cannucce, comprese quelle di origine vegetale teoricamente più sostenibili di quelle in plastica, contengono sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), composti ‘eterni’ e ubiquitari responsabili di numerosi rischi per la salute che, quindi, vengono in parte assunti direttamente con la bevanda, oltre che finire poi dispersi nell’ambiente in diversi modi. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Anversa, in Belgio, che sono andati alla ricerca specifica di 29 tra gli Pfas più comuni in 39 cannucce presenti sul mercato, della più varia composizione – plastica (4 campioni), acciaio inox (5), bambù (5), vetro (5) e carta (20 campioni) – riportando poi l’esito delle analisi su Food Additives and Contaminants

Il risultato è stato che il 69% delle cannucce esaminate, cioè quasi tutte tranne quelle di acciaio, conteneva uno o più tra 18 tipi di Pfas. Concentrandosi poi su quelle di carta, che dal 2021 in Europa stanno via via sostituendo quelle in plastica per le nuove norme sul monouso, gli autori hanno scoperto che il 90% di quelle testate conteneva Pfas, forse aggiunti nel processo di impermeabilizzazione per far passare i liquidi senza disfarsi. Anche gli altri materiali, però, non hanno superato i test, con risultati molto diversi: l’80% di quelle di bambù, come il 75% di quelle in plastica contenevano uno o più Pfas, e lo stesso si è visto con il 40% di quelle in vetro (una percentuale sorprendente, visto che nel vetro non è necessario ricorrere ad additivi impermeabilizzanti, in teoria). Solo le cannucce in acciaio inossidabile non sono state trattate con Pfas. E non è tutto: il composto più presente è risultato essere uno dei più pericolosi, e cioè l’acido perfluoroottanoico (Pfoa), vietato a livello globale già dal 2020. Sono stati poi trovati anche Pfas a catena ultracorta come l’acido trifluoroacetico (Tfa) e quello trifluorometansulfonico (Tmas), dotati di un’elevata solubilità, e quindi particolarmente pericolosi se presenti nelle cannucce, da dove possono facilmente migrare nel liquido.

Gli autori non hanno indagato sulla provenienza degli Pfas, ma quasi certamente sono utilizzati dalle aziende per aumentare l’impermeabilità, oppure sono presenti nei materiali grezzi come la carta riciclata o in alcune fonti di acqua. Inoltre non sono stati fatti test di dispersione, ma solo un’indagine su quanto presente sul mercato europeo. Va detto che, poiché l’uso delle cannucce è di solito sporadico, i rischi per la salute derivanti da questa sola fonte dovrebbero essere bassi, anche se i bambini ne utilizzano molto più spesso degli adulti e sarebbe quindi bene limitare le bibite come i succhi di frutta in brick monoporzione. Tuttavia, ci sono pochissimi studi sull’assunzione di Pfas attraverso le cannucce, e in ogni caso le pur piccole quantità che entrano nell’organismo attraverso questa strada si sommano a tutte le altre che seguono altre vie, accumulandosi. 

Inoltre, una delle conseguenze peggiori è quella relativa ai danni ambientali, perché anche dalle cannucce gli Pfas arrivano nei terreni e nelle acque. E a colpire è il fatto che le cannucce introdotte per essere più sostenibili, non necessariamente lo sono, se anch’esse rilasciano Pfas. La scelta migliore, soprattutto in ambito domestico, è quella delle cannucce in acciaio inossidabile, che sono perfettamente riutilizzabili e quindi realmente sostenibili, oltre che sicure per la salute.

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