VIDEOSORVEGLIANZA

Con il vero e proprio boom degli impianti di videosorveglianza, che ormai troviamo installati un po’ dappertutto, e con le modifiche apportate all’art. 4 Legge 20 Maggio 1970 (Statuto dei lavoratori) dall’art. 23 comma 1 del D.Lgs. 151/2015 ed i provvedimenti sulla videosorveglianza del Garante per la protezione dei dati personali, c’è il concreto pericolo d’incappare nelle sanzioni previste dalla normativa sulla tutela della privacy.
Dalla cronaca e dai comunicati stampa dello stesso Garante emerge, infatti, che spesso la multa è comminata per infrazioni commesse attraverso un sistema di videosorveglianza “fai da te” che è stato installato con una certa leggerezza, ignari delle implicazioni giuridiche derivanti dall’installazione delle telecamere.

La grande diffusione degli impianti di videosorveglianza testimonia la necessità di incrementare la sicurezza e può certamente essere un valido strumento di dissuasione per i malintenzionati. Se da un lato, però, la diffusione delle telecamere sta contribuendo a dare maggiore sicurezza al cittadino, a promuovere un maggior rispetto della legge e a preservare il proprio patrimonio, d’alto canto al vero e proprio boom della videosorveglianza in atto (alcune recenti ricerche dicono che l’Italia si colloca addirittura al secondo posto in Europa per numero di telecamere installate), non corrisponde un contestuale rispetto delle leggi e delle procedure vigenti in materia. C’è insomma una diffusa ignoranza, oltre che un totale disinteresse da parte di molti che, quando decidono di installare delle telecamere, non si preoccupano del fatto che stanno adottando uno strumento tecnologico potenzialmente lesivo della privacy altrui e non considerano affatto quali possano essere le implicazioni che derivano dall’acquisire e soprattutto dal conservare immagini altrui. Non sempre, infatti, sono valutati attentamente e preventivamente gli effetti collaterali che tali impianti comportano, ovvero il rischio di invasione della sfera personale degli individui e dei lavoratori, invasione che spesso avviene anche in violazione del divieto di controllo a distanza del lavoratore imposto dall’art. 4 dello Statuto dei lavoratori.

L’installazione di un impianto di videosorveglianza richiede una serie di valutazioni e adempimenti che, nel caso di un’azienda, coinvolgono le varie funzioni aziendali (la direzione, il personale, la funzione privacy), gli installatori e, se vi sono dipendenti che anche saltuariamente possono essere ripresi dalle telecamere, anche la rappresentanza sindacale oppure la Direzione Provinciale del Lavoro competente per territorio. Ci sono, infatti, delle regole e delle procedure da seguire per ottenere l’autorizzazione all’installazione e gestire correttamente questo strumento utile, ma potenzialmente invasivo per la privacy dei soggetti ripresi.

Il consiglio quindi, per coloro i quali decidono di installare un impianto di videosorveglianza, è di evitare il “fai da te”, chiedere il consiglio di un esperto e rivolgersi solo ad installatori qualificati che assicurino il pieno rispetto delle prescrizioni di legge, in particolare rilasciando una specifica dichiarazione di conformità a lavoro ultimato [ai sensi del punto 25 del disciplinare tecnico, allegato B) al D.Lgs. 196/03]. Se poi si tratta di impianti ubicati in luoghi che meritano particolare attenzione, come ad esempio gli ambienti di lavoro, il consiglio è di informarsi bene prima sul da farsi ottenendo tutte le indicazioni necessarie, per non trovarsi poi di fronte a spiacevoli sorprese.

Spectra si occupa della redazione dell’istanza autorizzativa e dei relativi allegati tecnici da presentare presso le Direzioni Provinciale del Lavoro, e di istruire tutta la pratica ed i documenti necessari all’ottenimento del nulla osta.