L’RSPP e i suoi stressor. (Puntosicuro)

Com’è noto, gli RSPP sono soggetti che hanno una precisa identità aziendale, la cui parola è, di norma, ascoltata e di conseguenza messa in pratica (versione ottimistica..).

E’ dunque fondamentale all’interno di un’organizzazione aziendale che punta al miglioramento continuo in termini di salute e sicurezza. Tuttavia, come qualsiasi mestiere, può avere momenti “di gloria” alternati a episodi faticosi e di difficile gestione.

Innanzitutto, ci si aspetta che un RSPP sia sempre “sull’attenti” al fine di supportare le figure di vertice nel garantire nel migliore dei modi la salute e la sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro; pertanto, può essere stressante dover prestare attenzione a tutti i dettagli burocratici, alle pressanti richieste degli enti di controllo, nonché parallelamente alla soddisfazione del datore di lavoro, alla stesura delle singole procedure di lavoro, e nel contempo dover riuscire a rientrare nel budget fissato per progetti specifici, e riuscire a tenersi costantemente aggiornati a tutte le evoluzioni normative e alle novità sul tema.

Il lavoro prestato da chi “vive” per la sicurezza come un RSPP, spesso viene considerato essenziale unicamente in interventi di emergenza o di soccorso, correlati non solo ad una condizione di pericolo grave e immediato presente in qualche cantiere o luogo di lavoro, ma soprattutto nelle situazioni di controlli o ispezioni improvvise da parte di enti di vigilanza e controllo, in cui rischia di emergere una carenza in termini di conformità legislativa. Di fronte a queste situazioni si tende a tenere maggiormente conto della capacità di un RSPP di analizzare lucidamente gli scenari in cui operare, e ci si rende conto che l’adozione di protocolli operativi di elevata professionalità porta all’efficienza funzionale e ad una maggiore sicurezza dei lavoratori. Inoltre, in ogni momento del suo operato, si lavora sempre garantire il rispetto delle leggi, la deontologia professionale e l’adozione di linee guide validate da parte di chi opera.


Alla base di queste condizioni devono essere previsti livelli di formazione e preparazione (tecnica e non) elevati, alta professionalità, immediata e continuativa disponibilità anche e soprattutto in condizioni di criticità emotive, ad esempio di fronte ad un infortunio in azienda (più o meno grave), una sanzione ricevuta, una non conformità aperta in fase di certificazione di un Sistema di Gestione, etc.

Spesso accade che in seguito ad analisi di infortuni siano state evidenziate carenze emotive che hanno influito negativamente sulla lucidità, condizione che spiegherebbe errori talvolta anche banali. Le criticità emotive costituiscono uno dei fattori di maggiore attenzione per rilevare e contrastare lo stress: non si tratta di dover annullare le emozioni provate, ovviamente, ma di acquisire le capacità per riconoscerle e gestirle.

Inoltre, accade quotidianamente che un RSPP si debba chiedere se abbia considerato tutte le possibilità e segnalato in modo dettagliato e adeguato al datore di lavoro cosa fare per evitare gli eventi che aveva previsto. Anche in questo caso entra in gioco una forte componente di consapevolezza, lucidità, concentrazione che a lungo andare può sottoporre questa figura ad episodi di stress; per quanto sia impossibile prevedere tutto ciò che potrebbe accadere, la sensazione di doverlo fare o addirittura potercela fare colpisce inevitabilmente l’RSPP. E in questo caso, cosa può accedere? Si è obbligati a convivere con il “terrore” che l’imprevisto sia sempre dietro l’angolo? Il primo passo è la consapevolezza dei propri limiti a cui siamo per natura soggetti, ma non per questo l’RSPP non può essere in grado di trovare strategie che gli permetta di “dormire sonni tranquilli” ed evitare, almeno in parte, situazioni estremamente stressanti.

È anche vero che senza un’effettiva collaborazione dei lavoratori e dei preposti, l’RSPP sarà sempre in difficoltà e costretto a “rincorrere” gli eventi, sempre che ne venga a conoscenza (una non conformità nascosta può essere vista come un’ennesima situazione da risolvere che porta via tempo e denaro, e pertanto viene volutamente non-segnalata). Dove, invece, i lavoratori si sentono parte attiva del processo di individuazione dei rischi, e vivono la sicurezza come un vestitino su misura che riguarda direttamente e soprattutto loro, l’RSPP può dedicarsi a trovare le soluzioni da proporre al datore di lavoro, che di fatto è il suo incarico principale. In un’organizzazione con un’elevata cultura della sicurezza, si rileva come la segnalazione di situazioni non sicure o comportamenti imprudenti, non sia più solo l’RSPP ma la maggioranza dei lavoratori: il risultato è facilmente comprensibile: il lavoro di squadra alleggerisce notevolmente il carico di lavoro sia fisico sia mentale, con tutte le conseguenze positive del caso.

Tuttavia, per quanto il mestiere dell’ RSPP sia faticoso e non sempre esente da fattori stressanti, ci sono diversi aspetti che sicuramente hanno un ruolo positivo. Se svolto a regola d’arte e all’interno di un clima di sicurezza proattiva, può essere un lavoro motivante in quanto permette di ritrovarsi quasi ogni giorno di fronte a situazioni differenti, con persone diverse, ambienti nuovi, etc.. La novità, soprattutto per chi lavora come RSPP esterno, diventa quindi una sorta di “parola d’ordine”. Chiaramente questo non rende immuni da situazioni stressanti, ma l’obiettivo deve diventare quello di prendere consapevolezza che non esista solo uno stress negativo: lo stress, infatti, può essere anche benefico. Il segreto, di fronte alle sfide che un RSPP si ritrova ad affrontare ogni giorno, diventa quello di sfruttare positivamente la fase di allarme dello stress senza cadere in quella di esaurimento.

Per beneficiare della spinta sana alla motivazione che lo stress positivo è in grado di regalare, la persona nel ruolo di RSPP deve essere in grado di capire quali potrebbero essere i propri fattori chiave, al fine di sfruttarli a proprio vantaggio e lavorare meglio e più serenamente.

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