Contro la crisi climatica, il ministro spinge sugli investimenti nelle Tecniche di evoluzione assistita, grazie alle quali si può migliorare la salute delle colture: “Le sperimenteremo in maniera ampia” (Il Gusto)

La tecnologia per contrastare le malattie delle piante e delle colture, in primis la vite: mai come in questi giorni di vendemmia, in cui i viticoltori toccano con mano i danni ingenti delle malattie, a partire dalla peronospora, il tema risulta più attuale. Il governo ne prende atto e si impegna a investire nel settore, a partire dalle cosiddette delle Tea (Tecniche di Evoluzione Assistita). Ne ha parlato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida in un intervento al Trentodoc Festival, in corso in questi giorni a Trento. C’è “il nostro impegno a cercare di accelerare un processo di rafforzamento delle nostre colture attraverso le tecnologie evolutive avanzate – ha detto Lollobrigida – Grazie a una norma proposta dal collega De Carlo (presidente della Comagri Senato Luca De Carlo, in quota Fd’I, ndr), l’Italia sarà la prima a sperimentare in maniera più ampia questo tipo di accelerazione dell’evoluzione, che non c’entra niente con gli Ogm, ma che permette invece di andare incontro a quella necessità di contrastare le fitopatie con metodi diversi rispetto a quelli classici degli agrofarmaci, che però spesso oggi sono ancora indispensabili”. Si tratta di tecniche – genome editing e cisgenesi –  che puntano sul miglioramento genetico e permettono di ottenere piante più resistenti e possibilmente anche di qualità superiore.

 “Noi dobbiamo, è quello che abbiamo sostenuto in Europa, da una parte andare verso una eliminazione degli agrofarmaci progressiva, in maniera tale da non tener conto del fatto che non esistano soluzioni alternative e dall’altra invece valorizzare la ricerca, – ha aggiunto Lollobrigida – rendere le nostre colture più forti e quindi avere poi la possibilità di eliminare gli agrofarmaci in maniera, ripeto, progressiva. Io credo che questa sia la sfida, anche in Europa sul regolamento ci siamo schierati per accelerare questo tipo di processo ed avere quindi, insieme agli altri paesi dell’Ue delle risposte al nostro mondo produttivo che li mette in condizione non solo di non avere divieti ed aggravi ma anche di avere possibilità e potenzialità che sviluppano il sistema agricolo”.

Un tema caro a Coldiretti. E su cui è intervenuta anche Confagricoltura, venerdì 23 settembre: “È necessaria una nuova fase di gestione dei rischi climatici in agricoltura. Gli eventi eccezionali sono ormai ricorrenti e stanno infliggendo un duro colpo all’agricoltura a livello globale – ha affermato l’associazione – La scienza e le innovazioni tecnologiche sono gli strumenti più efficaci che gli imprenditori agricoli hanno a disposizione per limitare l’impatto degli eventi climatici straordinari”. Confagricoltura a tal proposito ha chiesto di rilanciare il programma Agricoltura 4.0 con il rafforzamento del credito d’imposta e con la conferma dell’automaticità dell’incentivo, con la possibilità di programmare gli investimenti su base triennale. ”Una risposta a queste richieste dovrebbe arrivare dalle risorse finanziarie del capitolo Repower Eu, inserito nella revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – sottolineano da Confagricoltura – Occorre, però, andare oltre. E non solo in termini di risorse finanziarie complessivamente disponibili. Le conseguenze del cambiamento climatico impongono una maggiore diffusione delle coperture assicurative da parte degli agricoltori”.

Una cosa è certa: gli agricoltori si preparano a una nuova fase per la gestione dei rischi climatici in agricoltura.

Ne è la prova la vendemmia in corso: le aziende che, dopo aver investito per anni sul settore, usano la tecnologia in modo rispettoso e costante, e che monitorano con attenzione le piante tutto l’anno, stanno riuscendo a raccogliere uva sana, e quindi a gestire le malattie e la crisi climatica. Concetto, quello dell’importanza della tecnologia in campo, da anni ribadito anche da Assoenologi, a partire dal presidente Riccardo Cotarella. Chi non ha potuto lavorare in tempo su queste problematiche (anche perché alcune patologie si sono presentate in maniera massiccia per la prima volta in certi territori) si ritrova, soprattutto nel centro Italia, con raccolti quasi dimezzati o addirittura del tutto annientati. 

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