Etichette allarmistiche irlandesi sul vino, aumentano i Paesi contrari
Una pubblicazione di Suva si sofferma sulle regole e fornisce indicazioni su come formulare e applicare regole chiare in materia di sicurezza e comportamento. Focus sui vantaggi, sulla formazione, sulla verifica. Le regole per le macchine portatili. (fonte Sole 24 ore)
Si complica la strada verso gli health warning sulle etichette di vino, birra e altri alcolici voluti dall’Irlanda. Nelle scorse settimane la legge di Dublino che punta a introdurre indicazioni come “nuoce gravemente alla salute” o come “il consumo di alcol è direttamente connesso ai tumori al fegato” sulle bottiglie di vino come avviene sulle sigarette – che è appena stata approvata a livello nazionale – è stata notificata al Wto. E nei giorni scorsi a Ginevra, sede dell’Organizzazione mondiale del commercio, sono pervenuti i primi pareri negativi da parte di Stati Uniti e Cuba.
A queste prime opposizioni si sono poi aggiunti i rilievi di importanti Paesi produttori come Australia, Cile, Nuova Zelanda oltre a quelli di mercati quali il Regno Unito, il Canada, il Messico e la Repubblica Dominicana. Sul tema sarà ora (il prossimo 21 giugno) chiamato ad esprimersi il Comitato Barriere Tariffarie dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Intanto, anche in Europa i produttori non sono rimasti a guardare. Nei giorni scorsi, sono stati annunciati esposti alla Commissione Ue da parte del Ceev (l’associazione delle industrie europee del vino) di SpiritsEurope (organizzazione dei produttori di bevande alcoliche), di Brewers of Europe (associazione dei produttori di birra) e, persino, dei produttori europei di sidro. A questi esposti si sono allineate anche le italiane, Federalimentare, Assobirra, Federvini, Unione italiana vini e la spagnola Fiab (associazione dell’industria alimentare iberica).
Di fatto, se si mettono insieme i rilievi formulati al Wto da Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia e Cile con i pareri contrari (ma non vincolanti) espressi nei mesi scorsi in Europa da Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Austria contro la legge irlandese si sta coalizzando i più nutrito fronte di produttori mondiali di vino che si ricordi. Se tutto questo potrà produrre una battuta d’arresto, al momento, non è dato sapere. Di certo però il percorso si complica.
A Ginevra la riunione del Comitato Barriere Tariffarie potrebbe portare a differenti risultati. Innanzitutto, davanti al Comitato Wto la Commissione sarà chiamata a spiegare perché a suo giudizio il provvedimento irlandese non costituisce una barriera non tariffaria al commercio. Il Comitato sarà poi chiamato a esprimersi sul principio della doppia etichettatura. Se infatti la legge irlandese dovesse entrare in vigore i paesi esportatori sarebbero tenuti a adottare un sistema per esportare in Irlanda e un altro per le altre destinazioni.
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