Le microplastiche disperse nell’ambiente causano danni genetici (genotossicità) ai gamberetti di acqua dolce. (fonte Gift)

La nuova evidenza emerge da uno studio italiano pubblicato su Water e si aggiunge a una abbondante letteratura sugli effetti causati dalla dispersione di piccole particelle di plastica all’ecosistema acquatico, primo tassello di una catena alimentare che termina nei nostri piatti. (1)

Microplastiche, lo studio su crostacei e lenticchie d’acqua

I ricercatori italiani (di ENEA e CNR) hanno misurato gli effetti ecotossicologici e genotossici dell’esposizione a microparticelle di polietilene su due organismi di acqua dolce, le lenticchie d’acqua e i gamberetti di acqua dolce. Ambienti sempre più inquinati dai frammenti plastici, come abbiamo visto. (2)

Entrambi gli organismi sono comunemente usati come bioindicatori della qualità dell’acqua e nei test sulla tossicità di varie sostanze chimiche inorganiche e organiche, nonché delle microplastiche (vettori di metalli pesanti e altri contaminanti).

Due organismi molto diffusi in Italia

Le lenticchie d’acqua (Spirodela polyrhiza (L.) Schleid.) sono minuscole specie di piante acquatiche fluttuanti caratterizzate da

– alti tassi di moltiplicazione,

– suscettibilità agli inquinanti e

– importanza nella rete alimentare acquatica come produttori primari. (3)

I gamberetti di acqua dolceEchinogammarus veneris (Heller, 1865) – utilizzati nella ricerca sono gammaridi ampiamente presenti nelle acque dolci italiane, nutrimento principale delle trote. Nel lago di Garda, peraltro, rischiano l’estinzione a causa di un gambero killer proveniente dal Danubio. (4)

Il risultato della sperimentazione

Le piante di lenticchia acquatica sono state immerse in acqua contaminata da microplastiche di dimensioni inferiori al diametro di un capello (<50 μm) di polietilene (PE, la plastica più diffusa), colorate di rosso. Dopo 24 ore sono state trasferite nella vasca dei gamberetti, che si nutrono delle radici di queste piante.

Una lieve riduzione della clorofilla è l’unico effetto misurato sulle piante. Ma le microplastiche accumulate nelle radici sono state ingerite dai gamberetti. In media il contenuto intestinale di ciascuno dei 50 organismi esaminati è stato misurato in 7,6 particelle di frammenti di polietilene. Nei 15 anfipodi di controllo non è stata rinvenuta alcuna traccia di microplastiche.

Genotossicità delle microplastiche nei gamberetti

L’esito della prova sui gamberetti è preoccupante. Un primo aspetto riguarda l’effetto domino della contaminazione ambientale.

Le microplastiche ingerite dai crostacei (mediante la contaminazione delle piante) vengono infatti digerite ed espulse come escrementi in una forma di contaminazione delle acque ancora più insidiosa. Questi gamberetti, inoltre, vengono ingeriti dai pesci, che a loro volta accumulano le microplastiche, inevitabilmente trasferite all’uomo che se ne nutre.

L’analisi degli effetti sul DNA dei crostacei, infine, ha dimostrato la genotossicità delle microplastiche. Dopo appena 24 ore, i gamberetti che hanno ingerito i frammenti di polietilene hanno manifestato una frammentazione del DNA tre volte superiore in confronto al gruppo di controllo.

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